Tab Article
«Ma sono storie vecchie di vent'anni...», così si scherniva Sergio, nostro padre, quando noi bambini insistevamo per farci raccontare le sue avventure di guerra. La sua capacità di affabulatore ci catturava, riusciva a rendere comica la guerra, non sempre, non tutte le storie, a volte trapelava il dolore per ciò che aveva vissuto, altre volte rideva con noi, ritrovando lo spirito dei vent'anni. A quei tempi il ricordo della guerra era ancora molto vivo nelle famiglie, e spesso la sera si finiva per parlarne. Era un tema su cui ci si trovava, ognuno aveva qualche aneddoto: in qualche modo la guerra aveva segnato tutti. Nel volume si susseguono racconti di mio padre Sergio, partigiano della leggendaria 28' Brigata Garibaldi comandata da Bulow, e i racconti di mio nonno materno Domenico. Due uomini molto diversi, accomunati dagli stessi ideali ma diversissimi per carattere, per approccio e, di conseguenza, per vissuto. Nessuno dei due, però, è riuscito a sottrarsi ai guai che la guerra ha portato alle loro generazioni. Entrambi ne sono usciti vivi, per caso, per fortuna, per abilità, ma la guerra la racconta chi sopravvive. Fiamét, il buffo esperto di esplosivi della Brigata, Martléna, che porta lo stesso nome con cui vezzeggiava la propria pistola, e tanti altri personaggi si raccontano in questo libro fatto di singoli episodi che, insieme, offrono uno spaccato di chi la guerra l'ha respirata, da combattente o da civile. La narrazione lascia spazio anche al dialetto romagnolo, la stessa lingua con cui questi eventi venivano raccontati, per preservarne la vivacità e la forza espressiva. Pur non volendo essere un romanzo storico, in appendice e lungo la narrazione sono presenti documenti provenienti dall'archivio di famiglia, con articoli e carteggi che Sergio scrisse durante il conflitto e nell'immediato Dopoguerra. Prefazione di Pietro Caruso.